mercoledì 1 marzo 2017

Perché le diete non funzionano... da sole

I dati statistici dimostrato la scarsa efficacia delle diete ipocaloriche, soprattutto a lungo termine. 
Quando questo accade,  in questi anni di lavoro, ho capito che le persone sono quasi sempre convinte che non funzionino a causa loro, perché sono loro a non avere abbastanza forza di volontà, ma la verità è che le cose non stanno così. Nella maggior parte dei casi chi conclude una dieta riprende peso perché le diete da sole non funzionano: sono destinate a fallire. 


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Questo accade perché i meccanismi coinvolti nell’alimentazione sono molteplici e per lo più di natura psicologica ed affettiva, come dimostra la ricerca scientifica, inoltre soprattutto nelle diete dimagranti restrittive il senso del piacere non viene valorizzato quanto invece il senso dell’obbligo e della negazione e tutto questo porta ad aumentare le distanze con il nostro mondo interiore 
Una dieta comporta una serie di cambiamenti biologici, psicologici e fisici che non dipendono in alcun modo dall’autocontrollo; infatti il cibo induce reazioni biologiche e metaboliche a catena che possono causare effetti paradossali. Inoltre, spesso i cibi sono associati ad emozioni oppure suscitano emozioni e legami… 

Nello specifico: 
Cibo come antistress: Indubbiamente molte donne ingrassano perché sfogano sul cibo la stanchezza e lo stress, e i dolciumi, in questo caso, rappresentano un modo per auto-coccolarsi. C’è un forte legame tra il cibo e i nostri stati emotivi e molto spesso controllarlo è particolarmente difficile. Se proprio non possiamo farne a meno, meglio consumare del cioccolato fondente, in alternativa dovremmo parlarne con un professionista che vada ad intervenire anche su questa variabile che con la sola dieta non si può curare.  

E’ con il cervello che possiamo dimagrire: Spesso  si pensa che dimagrire  dipende da quanto si mangia e quanta energia si brucia. Quello di cui molte persone non si rendono conto è che la fame e l’uso di energia sono controllati dal cervello, per lo più senza la vostra consapevolezza. Il vostro cervello lavora molto dietro le quinte, ed è una buona cosa, perché la mente cosciente. Il cervello di una persona a dieta non solo nota più facilmente il cibo, ma lo desidera anche di più. Il cibo diventa più appetibile e resistergli diventa ancora più difficile.  

Cibo ed emozioni: qualcuno direbbe che le emozioni sono nel piatto. Mangiare non significa semplicemente soddisfare la sensazione fisica della fame. Non si mangia solo per placare il brontolio dello stomaco, ma anche per soddisfare l’appetito e le proprie emozioni. Il cibo influenza l’umore, come ci ricorda Edward Leigh Gibson in un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Physiology and Behavior nel 2006, e come sappiamo ogni volta che assaggiamo un pezzetto di cioccolato.  
Dalla sensazione di serenità dopo un lauto pasto all’intrigante emozione dopo l’assaggio di una spezia piccante, i mutamenti di umore innescati dal cibo sono 
un’esperienza provata da tutti. Innanzitutto la sensazione di fame induce uno stato di allerta e irritabilità, mentre dopo un pasto soddisfacente diventiamo più calmi e spesso addirittura sonnolenti. Stante la funzione della nostra emotività di favorire i comportamenti che garantiscono la sopravvivenza, quanto più l’alimentazione soddisfa abitudini, aspettative e bisogni reali, tanto più manifesteremo emozioni positive. Teniamo presente infatti che ogni alimento è composto da sostanze che non soltanto forniscono energia, ma influenzano anche i neurotrasmettitori legati all’umore e colpiscono i nostri sensi, soprattutto olfatto, gusto e vista. 
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Il contesto sociale e la dieta: Fin dai tempi antichi il cibo viene usato per festeggiare, calmare, per alleviare la noia e la depressione, e come consolazione nei momenti di tristezza e angoscia. Accettare una fetta di torta di compleanno quando sarebbe antisociale rifiutare, premiarsi con del cioccolato o dei biscotti al termine di un lavoro faticoso, bere un bicchiere di vino o di birra per essere più socievoli, sono tutti comportamenti spesso necessari. Inoltre, soprattutto se si ha a che fare con ragazzi, i loro sforzi devono essere sostenuti dalla famiglia e dal contesto in cui vivono altrimenti è uno stillicidio…e’ inutile che un ragazzo faccia la dieta e poi la madre ogni sera a cena prepara otto pietanze deliziose.

L’immagine corporea e il giusto peso:  

Gli ormoni: In questo contesto si inserisce il cambiamento metabolico. Durante la dieta il metabolismo rallenta. Il corpo si abitua a bruciare le calorie più lentamente. Si mangia di meno ma si brucia anche di meno. Questa sarebbe una buona cosa se si stesse morendo di fame, ma non lo è affatto se si sta cercando di perdere peso, perché il corpo inizia a leggere le calorie in eccesso come grassi: che è esattamente quello che chi sta facendo una dieta non vuole che accada.  
Studi sui meccanismi sensoriali, fisiologici e psicologici utilizzati da Gibson nel suo articolo Influenze emozionali nella scelta degli alimenti: percorsi sensoriali, fisiologici e psicologici sottolineano che mangiare influenza l’umore e la predisposizione emotiva verso il mondo, riduce l’irritabilità e aumenta la calma e le sensazioni positive. Questo dipende da quanto il pasto è vicino alle abitudini di colui che mangia per dimensioni e composizioni: i pasti a cui non siamo abituati, perché troppo ridotti o non sani ad esempio, possono influire negativamente sull’umore. 
Pertanto, se fin qui le vostre diete non hanno funzionato, probabilmente non avete considerato l’importanza del modo in cui organizzate la vostra vita sul piano fisico, mentale ed emotivo.   
Strutturare esperienze pratiche quotidiane, quindi partendo dal riconoscimento dei bisogni essenziali, delle emozioni vissute e cercare un supporto familiare consentirà di acquisire e consolidare le abilità psicologiche di fondo necessarie per seguire una dieta che riorganizza e migliora la qualità della vita e che garantirà gli effetti più duraturi.   
Per raggiungere l'equilibrio tra la nostra mente e il nostro corpo è essenziale imparare ad ascoltarci. E’ necessario imparare a riconoscere i propri stati interni, ascoltare e conoscere il nostro corpo, prendere contatto con le proprie emozioni e i propri bisogni. Conoscere le convinzioni limitanti che non ci permettono di essere felici ed in armonia con noi stessi. Esplorare il nostro mondo interiore è un vero e proprio allenamento che va eseguito in maniera costante e amorevole. 

   Il nostro corpo ci parla sempre, spesso urla in silenzio per attirare la nostra attenzione e per guidarci verso la strada del nostro benessere, inteso come uno “stato dell’essere” profondo e non solo superficiale.  Perché accontentarci se possiamo avere il meglio? Conoscere noi stessi e anche gli alimenti ed il loro effetto energetico su di noi ci porta ad essere liberi di scegliere in base ai nostri bisogni reali. Se portiamo equilibrio e chiarezza nella nostra mente anche le nostre scelte alimentari si modificheranno perché saranno meno influenzate dai condizionamenti emotivi o inconsci. Possiamo imparare ad usare le nostre capacità, le nostre risorse, la nostra intelligenza, la nostra sensibilità per costruire e migliorare la nostra realtà.

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